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Generation17:
I leader del cambiamento
per un futuro migliore

Come quattro visionari, consulenti e imprenditori stanno costruendo un domani migliore.

Entro il 2030, puntiamo ad avere un pianeta più sano e una società più equa e pacifica per tutti. È questo il piano di 17 Global Goals, un progetto universale per far sì che il mondo affronti le più pressanti sfide globali: dalla povertà alla disuguaglianza, dal cambiamento climatico al degrado ambientale, dalla pace alla giustizia.

Poiché restano meno di 10 anni, Samsung ha collaborato con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) al fine di amplificare le voci, le storie e l’ingegno dei giovani leader che stanno dando il massimo per raggiungere gli obiettivi.

Il primo gruppo di Giovani Leader Generation17 è composto da donne e uomini tra i 23 e i 30 anni impegnati a innovare per l’umanità e a mobilitare le comunità globali. Samsung e l’UNDP sosterranno i giovani attivisti mettendo a disposizione consulenze, tecnologia e opportunità di networking, in modo che i loro programmi abbiano maggiore visibilità e le loro storie arrivino agli avamposti del cambiamento.

Máximo Mazzocco,
30 anni, Argentina

“Mi sono detto che avrei vissuto con l’obiettivo di migliorare le vite degli altri. È la mia sola filosofia di vita.”

Quando era adolescente, Máximo si chiedeva cosa potesse fare per il problema dei rifiuti nella sua città, Buenos Aires. Un giorno, smise di farsi domande e iniziò a lavorare su una soluzione. Máximo creò un opuscolo sul riciclo e andò porta a porta per spiegare il tema della riduzione dei rifiuti a 400 famiglie, convincerle e mobilitarle.

Creò poi Eco House, un’organizzazione non-profit ispirata all’idea che le piccole azioni possono sommarsi dando vita a grandi cambiamenti. L’associazione gestisce ora 30 programmi e presto sarà presente in 23 Paesi a fare da paladina dell’ambiente, a spiegare riciclo e compostaggio alle aziende, a mobilitare i giovani e a istruire i bambini (oltre 70.000 in Argentina, più quelli in molti altri Paesi).

Shomy Chowdhury, 26 anni, Bangladesh

“Ampliamo le potenzialità dei giovani attivisti, dando loro le competenze per seguire la loro passione e agire nelle loro comunità.”

Quando Shomy Chowdhury aveva 20 anni, sua madre morì di diarrea, appena un giorno dopo averla contratta. La tragedia devastò Shomy, e fu ancora più pesante quando la ragazza scoprì che ogni anno 1,5 milioni di persone muoiono di diarrea. Quattro giorni dopo, Shomy illustrò la sua prima presentazione sull’importanza dell’igiene per prevenire quella malattia mortale.

Seguirono poi molte altre presentazioni, fra le prostitute, gli operatori addetti all’igiene e altre persone che spesso vengono emarginate e vivono nella povertà estrema. Oggi, Shomy trasmette la sua forza e il suo impegno attraverso Awareness 360, un’organizzazione di cui è co-fondatrice che attualmente si occupa della formazione di 1.500 giovani attivisti in 23 Paesi, e che ha già raggiunto oltre 150.000 persone.

Tafara Makaza, 24 anni, Zimbabwe

“Penso che il mio lavoro, e quello del settore privato, sia pensare a come dividere questi grandi problemi in problemi più piccoli e affrontabili.”

Quando Tafara Makaza vede un problema, non riesce a resistere: lavora instancabilmente per risolverlo. Dagli spostamenti intercittadini in Zimbabwe, dove da bambino camminava per chilometri per raggiungere la scuola del padre insegnante, fino alla mancanza di opportunità professionali che obbligava una donna di grande istruzione come sua madre a lavorare all’estero, stando ogni volta un mese lontano da casa.

Dopo essere arrivato negli Stati Uniti nel 2017, Tafara scoprì le app di ride-sharing e capì che poteva dare un proprio contributo al cambiamento: imparò la programmazione informatica e partecipò così al lancio di due app in Africa, per i viaggi fra città e per i lavoratori della “gig economy”. Oggi, dalla sua stanza all’università, Tafara partecipa alla gestione delle due startups nate da quelle app.

Sadya Touré, 23 anni, Mali

“Sento molto miei i Global Goal. Penso che dovrebbe essere così per tutti, e che possiamo raggiungerli prima del 2030.”

Sadya Touré è una paladina dell’emancipazione femminile e dell’uguaglianza di genere, e si può dire che il suo cammino sia iniziato a soli quattro anni, quando ha subito una mutilazione genitale femminile (FGM). A 13 anni è entrata a far parte del Parlamento Nazionale dei Bambini del Mali e a scuola saltava il pranzo per risparmiare i soldi necessari a partecipare agli eventi a sostegno dell’istruzione femminile.

Più tardi, Sadya ha spiegato ai Consigli di villaggio (composti da soli uomini) gli effetti disastrosi della FGM sulla salute delle donne e ha fondato un’organizzazione che offre borse di studio a totale copertura dei costi per l’università, assistenza per gli alloggi e formazione professionale alla ragazze del Mali rurale. È anche blogger e autrice di “Being an Ambitious Woman in Mali” (Essere una donna ambiziosa in Mali), un libro sul sostegno all’emancipazione femminile a Timbuctù e nelle comunità vicine.

Illustrazione di una mappa mondiale composta da quadratini multicolore, con sovrapposta un’illustrazione di un ragazzo con il suo dispositivo Galaxy. Intorno a lui c’è una rete di icone, a suggerire che il ragazzo stia discutendo dei Global Goal chattando con la propria community online. Illustrazione di una mappa mondiale composta da quadratini multicolore, con sovrapposta un’illustrazione di un ragazzo con il suo dispositivo Galaxy. Intorno a lui c’è una rete di icone, a suggerire che il ragazzo stia discutendo dei Global Goal chattando con la propria community online.

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a un mondo migliore

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